Aumento dei prezzi del gas in Europa: cause e conseguenze

L'Europa si trova attualmente in una crisi energetica, con i prezzi del gas che hanno raggiunto valori record. Analizziamo le cause e le conseguenze di questa situazione.

L’Europa si trova attualmente nel mezzo di una vera e propria tempesta economica e geopolitica, che ha portato a un aumento senza precedenti dei prezzi del gas naturale. Il 21 dicembre, i costi hanno toccato un record di 180 euro per Megawattora (MWh), un incremento drammatico del 900% rispetto ai 20 euro per MWh di metà giugno. Questo balzo ha spinto numerosi cargo di gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti a deviare verso il mercato europeo, riducendo temporaneamente i prezzi a 70 euro per MWh il 31 dicembre. Ma quanto è durata questa tregua? Purtroppo, il 4 gennaio i prezzi sono risaliti vicini ai 100 euro per MWh. E non è finita qui: la situazione è ulteriormente complicata dai flussi di gas del gasdotto Yamal-Europa, che ha invertito il suo percorso per soddisfare la domanda polacca.

Le dinamiche del mercato del gas in Europa

Se ci pensi, i mercati del gas e dell’elettricità europei sono come due facce della stessa medaglia. L’aumento dei prezzi del gas ha fatto lievitare le bollette per le famiglie, creando non poche preoccupazioni per le tasche degli europei e contribuendo a una significativa inflazione. Con l’inverno che bussa alle porte, l’Europa ha scoperto di avere le riserve di gas più basse dal 2013, con un tasso di riempimento del 77% a settembre 2021, rispetto al 95% del 2020. Ma cosa ha portato a questa crisi? Diversi fattori si intrecciano: l’aumento della domanda globale di energia, specialmente in Asia, un inverno particolarmente rigido in Europa e una ridotta produzione da fonti idroelettriche in Brasile. La diminuzione dell’estrazione di gas dalla Norvegia e dalla Russia ha ulteriormente complicato il quadro, mentre il gasdotto Power of Siberia ha ampliato le opzioni per la Cina, riducendo la dipendenza della Russia dalle vendite di gas all’Europa.

Un aspetto interessante è che la domanda cinese di gas russo non compete direttamente con quella europea, poiché i giacimenti che riforniscono l’Europa sono diversi. Tuttavia, la previsione di un’integrazione dell’infrastruttura energetica russa potrebbe avere ripercussioni notevoli per l’Europa nel prossimo futuro. Nel quarto trimestre del 2021, le forniture di gas russo all’Europa sono diminuite del 25% rispetto all’anno precedente. Secondo l’agenzia IEA, questa riduzione è in gran parte spiegabile dalla volontà di Mosca di usare il gas come leva politica nel contesto della situazione ucraina.

Le conseguenze economiche della crisi energetica

Questa crisi energetica non è solo un problema temporaneo, ma il risultato di una serie di fattori strutturali e geopolitici. Dalla crisi finanziaria del 2008-2009, gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo di giacimenti di idrocarburi sono crollati. E non è tutto: gli investimenti in energie rinnovabili non sono stati sufficienti a soddisfare la crescente domanda, in particolare in Europa. I prezzi dell’energia in Europa seguono un meccanismo che si basa sul prezzo marginale, dove il costo orario dell’energia è determinato dalla fonte più costosa necessaria per soddisfare il fabbisogno della rete. Le fonti fossili, in particolare il gas naturale, continuano a dominare questo meccanismo di prezzo.

Attualmente, l’Unione Europea produce solo il 39% del proprio fabbisogno energetico, importando il restante 61%. La dipendenza dalla Russia per il gas è significativa, con Mosca che rappresenta il 50% delle importazioni di gas europeo. Il risultato? Un aumento dei prezzi alimentato anche dalle tensioni geopolitiche. Il 13 dicembre, i prezzi del gas sono aumentati dell’11% dopo le dichiarazioni del nuovo ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, contro l’attivazione del gasdotto Nord Stream 2, che non rispetta le normative europee.

Prospettive future e strategie di diversificazione

In risposta a questa crisi, l’Unione Europea ha avviato una serie di riforme per ridurre la dipendenza energetica da singoli fornitori. Nuovi gasdotti sono stati proposti per migliorare le connessioni tra gli Stati membri e diversificare le forniture energetiche. In particolare, il Corridoio Sud del Gas e l’entrata in funzione del gasdotto Trans Adriatico (TAP) rappresentano passi significativi verso la diversificazione delle fonti energetiche. Ma cosa significa tutto questo per il futuro? L’Unione ha anche avviato una revisione delle normative che regoleranno i progetti energetici futuri, escludendo il supporto a progetti di gas e petrolio.

In questo contesto, il gas naturale è destinato a rimanere una fonte energetica ponte, meno inquinante del petrolio e fondamentale per mantenere competitivi i prezzi. La situazione attuale richiede una risposta coordinata da parte degli Stati membri per affrontare l’aumento dei prezzi e ridurre l’impatto economico sulle famiglie e le imprese già colpite dalla pandemia. La Commissione Europea ha presentato misure per decarbonizzare i mercati del gas e promuovere l’utilizzo dell’idrogeno, mentre continuano a essere esplorate nuove interconnessioni per garantire un mercato energetico integrato e resiliente.

Scritto da AiAdhubMedia

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