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Cosa sono i vini ancestrali?
I vini ancestrali rappresentano una riscoperta di tecniche vinicole antiche, che affondano le radici in tradizioni secolari. Questi vini, noti anche come vini frizzanti naturali, sono prodotti seguendo un processo che non prevede l’aggiunta di zuccheri o lieviti esterni, ma sfrutta esclusivamente i lieviti indigeni presenti nell’uva. Il risultato è un vino che conserva un carattere autentico e rustico, con bollicine delicate e una complessità aromatica unica.
Il metodo ancestrale: come viene prodotto?
Il metodo ancestrale, conosciuto anche come méthode rurale, si basa su un’unica fermentazione che avviene in due fasi: inizialmente in vasca e successivamente in bottiglia. Questo processo avviene senza interventi esterni, permettendo alla natura di seguire il suo corso.
- Vendemmia: Le uve sono raccolte quando non sono completamente mature, per garantire freschezza e acidità.
- Pigiatura e fermentazione iniziale: I grappoli vengono pressati delicatamente e la fermentazione avviene in vasche di acciaio inox.
- Imbottigliamento: Il vino parzialmente fermentato viene imbottigliato, mantenendo i lieviti in sospensione.
- Rifermentazione in bottiglia: La fermentazione riprende in bottiglia, producendo bollicine e una pressione interna.
- Affinamento: Il vino rimane sui lieviti per un certo periodo, sviluppando complessità.
Le origini storiche dei vini ancestrali
Questo metodo di produzione ha origini antiche, con tracce che risalgono al tardo Medioevo e al Rinascimento. Si racconta che i monaci benedettini dell’abbazia di Saint-Hilaire, in Francia, abbiano accidentalmente scoperto il metodo ancestrale nel XVI secolo, imbottigliando un vino che, con l’aumento della temperatura primaverile, riprese a fermentare, creando bollicine.
Nonostante la nascita del metodo classico, che prevede un controllo più accurato del processo, il metodo ancestrale ha continuato a vivere, mantenendo la sua autenticità e il suo legame con la tradizione rurale.
I vini ancestrali oggi
Oggi, i vini ancestrali stanno vivendo una nuova vita, con un crescente interesse da parte degli appassionati di vino. Questi vini sono apprezzati per la loro unicità e per la loro capacità di raccontare un territorio e una storia. Diverse regioni italiane, come la Sicilia e l’Emilia-Romagna, stanno riscoprendo e valorizzando questi metodi tradizionali, producendo vini freschi, frizzanti e ricchi di carattere.
Le peculiarità dei vini ancestrali
I vini ancestrali si distinguono per alcune caratteristiche che li rendono unici:
- Autenticità: Ogni bottiglia può presentare sfumature diverse, testimonianza di un processo produttivo artigianale.
- Gusto genuino: La mancanza di aggiunte esterne permette di assaporare un vino che riflette il territorio.
- Complessità aromatica: L’affinamento sui lieviti contribuisce a sviluppare gusti e profumi unici.
Le aree di produzione
In Italia, il fenomeno dei vini ancestrali sta prendendo piede in diverse regioni, ognuna con la propria interpretazione.
- Sicilia: Uve come Grillo e Nero d’Avola sono utilizzate per creare vini freschi e minerali.
- Emilia-Romagna: Vini come il Lambrusco vengono prodotti seguendo tecniche ancestrali.
- Francia: La Linguadoca e la Loira sono attive nella produzione di Pét-Nat, utilizzando varietà locali.
Un ritorno alla tradizione
La riscoperta dei vini ancestrali è un invito a tornare alle radici, ad apprezzare il lavoro dei produttori che, attraverso tecniche tradizionali, ci offrono un prodotto che racconta storie e sapori autentici. Questi vini non sono solo una bevanda, ma un’esperienza sensoriale che ci connette con la terra e la sua storia.